LA SCIMMIA NUDA, PARTE SECONDA - Il pensiero di Desmond Morris
- Davide Fassola
- 5 feb 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Proseguiamo nel testo di cui è stata pubblicata la prima parte nell'articolo precedente. << L'antropologo vecchio stile direbbe che i suoi gruppi tribali tecnologicamente semplici si avvicinano al nocciolo della questione più dei membri di civiltà maggiormente progredite. Io ritengo che non sia così. I gruppi tribali attualmente viventi non sono affatto primitivi. Le tribù davvero primitive non esistono più da migliaia di anni. Lo scimmione nudo è fondamentalmente una razza dedita all'esplorazione e qualunque tipo di società che non sia riuscita a progredire, in un certo senso ha fallito; è accaduto qualcosa che ha operato contro le tendenze naturali della specie, che portano a esplorare e a investigare il mondo circostante. Le caratteristiche studiate in queste tribù dai primi antropologi potrebbero costituire i veri motivi che hanno ostentato il progresso dei gruppi in questione. Pertanto è pericoloso servirsi di questi dati come base per qualunque schema generale del nostro comportamento come specie. Al contrario, gli psichiatri e gli psicoanalisti si sono mantenuti più vicino, concentrandosi su ricerche cliniche riguardanti i campi principali. La maggior parte dei loro primi dati, sebbene non inficiati dalla debolezza delle notizie antropologiche, presente alcuni lati sfavorevoli. Gli individui su cui essi hanno basato le loro dichiarazioni, malgrado le caratteristiche prevalenti, inevitabilmente sono per qualche motivo esemplari aberranti o falliti. Se fossero stati sani e ben riusciti, e quindi degli individui tipici, non avrebbero avuto bisogno di ricorrere allo psichiatra, contribuendo ad arricchire le informazioni di quest'ultimo. Ancora una volta voglio ribadire il fatto che io non intendo sminuire il valore di questa ricerca che ci ha dato una importantissima visione del mondo in cui possono crollare i nostri schemi di comportamento. Io penso semplicemente che cercando di discutere la fondamentale natura biologica della nostra specie, intesa nel suo insieme, è bene non dare un'eccessiva importanza alle prime osservazioni antropologiche o psichiatriche. Vorrei aggiungere che la situazione dell'antropologia e della psichiatria sta rapidamente cambiando. In questo campo, molti ricercatori moderni sono in via di riconoscere i limiti delle prime indagini e si stanno dedicando sempre più alle ricerche su individui sani e normali. Ecco come si è espresso recentemente un ricercatore: abbiamo messo il carro davanti ai buoi. Ci siamo buttati sugli individui anormali e solo adesso, con un certo ritardo, stiamo cominciando a concentrarci su quelli normali. Data la vastità del compito: è necessario semplificarlo in qualche modo. Il mio sistema consiste soprattutto nel non tenere conto delle ramificazioni particolareggiate della tecnologia e della verbalizzazione e nel concentrarsi invece su quegli aspetti della nostra esistenza che hanno un evidente corrispettivo in altre specie, attività cioè come il modo di nutrirsi, di pulirsi, di dormire, di combattere, di accoppiarsi e di avere cura dei piccoli. Come reagisce lo scimmione nudo quando viene messo di fronte a questi problemi capitali? In che modo le sue azioni sono paragonabili a quelle delle altre scimmie e scimmioni? Sotto quale particolare aspetto egli è unico e in che modo le sue singolarità sono in rapporto con la sua speciale storia evolutiva? Nel trattare questi problemi, mi sono accorto di correre il rischio di offendere un certo numero di persone. Vi sono alcuni che preferiscono non osservare il proprio io animale e che potrebbero pensare che io ho degradato la nostra razza parlandone in crudi termini animali. Posso solo assicurarli che questa non è la mia intenzione. Altri invece si risentono di ogni invasione zoologica del loro specialistico campo di azione. Io penso invece che questo modo di affrontare il problema possa essere di grande valore e che, malgrado i suoi difetti, getterà una luce nuova (e in un certo senso inaspettata) sulla complessa natura della nostra straordinaria razza. Il testo è tratto da 'La scimmia nuda. L'Homo sapiens, una scimmia sprovvista di peli' di Desmond Morris.
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