EDUCARE IN GIAPPONE - Le osservazioni di Ruth Benedict
- Davide Fassola
- 17 nov 2017
- Tempo di lettura: 3 min
L'autrice di 'Il crisantemo e la spada', nel brano che segue, mette in risalto i diversi modi di educare che si hanno in Giappone, confrontati ai metodi statunitensi. La mentalità e le attitudini di un popolo infatti sono il frutto della loro educazione, e, inoltre, il giapponese inizia a formarsi come cittadino nipponico già da bambino con un originale sistema pedagogico, oggetto di studi anche dell'antropologia. <<Anche l'educatore occidentale più premuroso non riuscirebbe ad immaginare quali siano le cure che i giapponesi riservano ai loro bambini. In America i genitori, pur preparando i loro piccoli ad un tipo di vita molto più sciolto e meno stoico di quello giapponese, tuttavia, fin dall'inizio, non esitano a dimostrare al bambino che i suoi piccoli desideri non sono affatto legge a questo mondo. Noi siamo abituati a imporre al bimbo un certo recime relativamente alla nutrizione e alle ore di riposo, e, anche se il piccolo protesta e fa i capricci, lo obblighiamo ugualmente ad aspettare il momento prestabilito per il cibo e per il sonno. Poco più tardi la mamma comincerà a picchiargli la mano per costringerlo a togliersi il dito di bocca o a non toccarsi altre parti del corpo. Inoltre spesso la mamma è lontana e quando esce, il bimbo deve rimanere a casa. Il suo svezzamento inizia quando egli non ha ancora cominciato a preferire altri cibi; e, se è stato allattato con il 'biberon', deve presto imparare a rinunciarvi. Vi sono certi cibi che vanno bene per lui ed egli deve mangiarli. Se fa qualche cosa che non va, lo aspetta un castigo. Per un Americano non sarebbe del tutto naturale supporre che i giapponesi siano sottoposti ad un tipo di disciplina ancor più rigido di questo, dato che, una volta adulti, essi dovranno imparare a dominare i propri desideri e ad osservare con puntigliosa attenzione un codice di vita estremamente esigente? I giapponesi, invece, si comportano con i bambini in un modo del tutto diverso dal nostro. Se rappresentiamo graficamente l'arco di una vita umana, vediamo che in Giappone esso costituisce una curva il cui andamento è opposto a quello statunitense: si tratta di una grande curca che tende ad assumere dolcemente la forma di una U, in cui i massimi di libertà e di indulgenza sono riservati ai bambini e ai vecchi, mentre le limitazioni all'autodeterminazione individuale aumentano lentamente dopo la fanciullezza per raggiungere il punto più basso della curva nel periodo che immediatamente precede e segue il matrimonio; per lungo tempo, durante gli anni della maturità, la curva rimane in basso, ma poi lentamente tende a risalire finché, dopo i sessanta anni, sia gli uomini che le donne giungono a liberarsi di ogni rispetto umano, per vivere in una condizione simile a quella dei bambini.. Se tracciamo un'analoga curva per la vita degli Americani, essa appare capovolta: norme severe governano la vita del bambino, e solo man mano che la sua personalità si consolida diminuiscono le imposizioni esterne, finché un uomo diventa il padrone della propria vita quando, trovato un lavoro che gli dia l'indipendenza economica, è in grado di mettere su casa per proprio conto. Da noi solo nel fiore degli anni la libertà e l'iniziativa individuale raggiungono gli individui, perdendo le loro capacità o le loro energie, ritornano in una situazione di dipendenza. Per un Americano è difficile anche soltanto immaginare una vita regolata sul modello giapponese: essa gli apparirebbe come una fuga di fronte alla realtà>> Nel prossimo articolo pubblicheremo un altro estratto da 'Il crisantemo e la spada'.
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