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Piaget e lo sviluppo intellettuale - Sviluppo intellettuale e cooperazione

  • Davide Fassola
  • 30 ott 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Jean Piaget, nome celeberrimo nel campo della psicologia in quanto l'autore è ritenuto da molti il padre di questa disciplina, è anche il creatore dell'epistemologia genetica, nonché uno dei più importanti studiosi di psicologia infantile. Infatti ha spiegato come si evolve il pensiero nel bambino tenendo in considerazione per la prima volta il fattore ambientale, con particolare attenzione all'azione e all'attività simbolica. La mediazione si svolge attraverso il linguaggio.

“I metodi cosiddetti 'attivi', che sono i soli atti a sviluppare la personalità intellettuale, presuppongono necessariamente l'intervento di un ambiente collettivo formatore di personalità morale e insieme fonte di scambi intellettuali organizzati.

Non si potrebbe infatti costituire una vera attività intellettuale, sotto forma di azioni sperimentali e di ricerche spontanee, senza una libera collaborazione degli individui, cioè in particolare degli allievi stessi tra loro e non soltanto del maestro e dell'allievo. L'attività dell'intelligenza suppone non solo continue stimolazioni reciproche, ma anche e soprattutto il mutuo controllo e l'esercizio dello spirito critico, che soli conducono l'individuo all'obiettività e al bisogno di dimostrazione. Le operazioni della logica sono, infatti, sempre delle cooperazioni ed implicano un insieme di rapporti di reciprocità intellettuale e di cooperazione sia morale che razionale.

Ora, la scuola tradizionale non conosce altro rapporto sociale all'infuori di quello che lega un maestro, specie di sovrano assoluto in possesso della verità intellettuale e morale, a ciascun allievo preso individualmente: la collaborazione tra allievi e persino la comunicazione diretta tra loro sono in tal modo escluse dal lavoro di classe e dai compiti a casa (a causa dei 'voti e dell'atmosfera d'esame...). La scuola attiva presuppone al contrario una comunità di lavoro, con l'avvicendamento del lavoro individuale e del lavoro in gruppi perché la vita collettiva si è rivelata indispensabile allo sviluppo della personalità, anche sotto i suoi aspetti più intellettuali”

Il brano è tratto da 'Il diritto all'educazione nel mondo attuale, edito da Comunità, Milano, nel 1951.

Piaget sostiene che nonostante la concezione dello sviluppo cognitivo del bambino in cui quest'ultimo emerge come complessivamente isolato e individualista, l'autore pone l'attenzione sui metodi da lui definiti 'attivi', che presuppongono la collaborazione di più persone che mediano l'informazione e mantengono un rapporto dialettico, cosa impossibile nella scuola tradizionale, che prevede soltanto la relazione unidirezionale tra insegnante e studente.


 
 
 

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