Peters e l'indagine sui processi educativi
- Articolo di Richard Stalney-Peters
- 27 ott 2017
- Tempo di lettura: 3 min
Peters, vissuto tra il 1919 e il 2011 è un filosofo inglese, molto attento al tema dell'educazione analizzata con gli occhiali della filosofia analitica per indagare le finalità educative.
“Un'indagine di questo tipo deve muovere necessariamente dall'osservazione che il concetto di educazione non è molto elementare. Voglio dire con questo che non è un concetto come 'rosso', che indica una qualità semplice, come 'cavallo', che indica un oggetto, o come 'correre' o 'sorridere', che indicano dei fatti osservabili. Non si chiede: “Lo stai istruendo nell'algebra o lo stai educando all'algebra?”. In altri termini l'educazione non si riferisce a nessun processo particolare; essa piuttosto sintetizza i criteri a cui deve conformarsi ciascun membro di una famiglia di processi.
Sotto questo aspetto essa somiglia a 'migliorare'. 'Migliorare' non indica nessun processo in particolare.
A migliorare le persone possono valere, probabilmente, la detenzione preventiva, la lettura della Bibbia o la devozione di una moglie innamorata. Allo stesso modo le persone possono essere educate con la lettura, con indagini sull'ambiente in cui vivono, con i viaggi e con la conversazione, perfino col parlare e scrivere col gesso in un'aula.
I concetti di 'miglioramento' e di 'educazione' sono giustamente applicati se questi processi soddisfano certi criteri. 'Educazione e 'miglioramento' non sono parte della suppellettile della terra o della mente; essi rassomigliano piuttosto a dei contrassegni comprovanti che la suppellettile è di una certa qualità.
Come dovranno dunque esser concepiti i processi che consentono di raggiungere tali livelli di qualità?
In primo luogo 'educare' e 'insegnare' possono essere usati sia come verbi che esprimono un compito che come verbi che esprimono un risultato. Gli insegnanti possono insegnare anche se impegnandosi nell'insegnamento non hanno successo, ma c'è pure un senso in cui insegnare qualcosa a qualcuno implica un risultato. L'affermazione 'ho insegnato al ragazzo la costruzione dell'ablativo assoluto' implica che ho avuto successo nel compito che mi ero prefisso. Ma posso anche dire: 'Gli ho insegnato il latino per anni, ma non ha imparato niente'. In modo simile posso impegnarmi nell'educazione di qualcuno, senza che ciò significhi il conseguimento di un risultato in rapporto ai vari compiti in cui ci impegniamo; però se io parlo di qualcuno come di persona 'educata', c'è un'implicazione di risultato.
Ma di quale risultato parliamo? Di quello dell'insegnante o di quello del discepolo? Ciò equivale a chiedere se i risultati che costituiscono l''essere educati' sono relativi ai compiti dell'insegnante o a quelli del discepolo. Ovviamente sono implicati sia gli uni che gli altri, ma è importante rendersi conto che non si possono caratterizzare i compiti dell'insegnante se non si conoscono i compiti del discepolo, giacché si può caratterizzare l'apprendimento senza introdurre la nozione di insegnamento, mentre non è possibile il reciproco. I compiti dell'insegnante consistono nell'impiego di vari metodi per favorire i processi di apprendimento; questi a loro volta non possono essere caratterizzati se non ci si riferisce ai risultati nei quali culminano. Infatti imparare qualcosa è arrivare ad un certo livello, avere successo in qualche modo. Di conseguenza il risultato deve in qualche modo essere del discepolo.
In altre parole il successo dell'insegnante può essere definito soltanto nei termini del risultato del discepolo e questa è presumibilmente la verità logica dell'affermazione che tutta l'educazione è autoeducazione. Questo è ciò che rende la nozione di 'iniziazione' atta a caratterizzare una situazione educativa; poiché un discepolo è 'iniziato' da un'altra persona a qualcosa che egli deve padroneggiare, conoscere, ricordare. L''educazione individua i processi per mezzo dei quali le persone vengono poste sulla via di questi risultati”
Il testo è tratto dall'opera 'Che cos'è un processo educativo', edito in Italia da 'La nuova Italia', a Firenze, nel 1971, nella raccolta 'Analisi logica dell'educazione'.
Qui Peters esemplifica le modalità di applicazione di un approccio di filosofia analitica allo studio del sapere e dei concetti pedagogici.
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