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Sulle intelligenze multiple

  • Mohammed Zagram
  • 5 mar 2017
  • Tempo di lettura: 10 min

Quest'estate ho avuto modo di rapportarmi con alcuni interessanti testi. Sullo stesso argomento ho voluto consultare alcuni testi sulle intelligenze scritti da Daniel Goleman(Intelligenza sociale, intelligenza emotiva, ed intelligenza ecologica) ma anche Formae Mentis di Howard Gardner..

Ebbene, per quanto la prosa di Goleman sia stata molto scorrevole, è stato alquanto difficile iniziare a scrivere qualcosa riguardo a quanto letto. Prima di tutto perché una riduzione di un lavoro del genere eseguito dal noto professore di psicologia ad una relazione non renderebbe giustizia all'autore, e in secondo luogo la fretta colla quale mi ritrovo a scrivere questa breve relazione, nonostante le svariate letture effettuate.

Le intelligenze multiple

Importante tesi, ora perlopiù finalmente riconosciuta, è quella delle intelligenze multiple. Infatti non esisterebbe una sola intelligenza, ma essa sarebbe ripartita in diversi settori, e per il momento ne sarebbero stati individuati almeno sette. Goleman ne vuole aggiungere almeno altri tre: sociale, emotiva ed ecologica.

Intelligenza sociale

La prima volta che udii l'espressione “Intelligenza sociale” è stata uno dei giorni in cui, durante la scorsa annualità scolastica, ho effettuato uno stage con l'associazione Musicalmente nella sede della banda di Borghetto San Nicolò, nei pressi di Bordighera. Tra i vari ragazzi da seguire ce n'era uno un po' più grande, decisamente il più irrequieto tra tutti. Instancabile, dimostrava tuttavia alcuni problemi che lo distinguevano dagli altri bambini e ragazzi presenti, e di fatto in termini musicali non ha raggiunto risultati soddisfacenti quanto i suoi compagni. Anche a scuola questo è stato un problema, per lui. Tuttavia, a differenza degli altri presenti, era in grado di individuare con una certa disinvoltura e naturalezza gli stati d'animo delle persone che lo circondavano. Anche una frase detta in tono lievemente frustrato dall'insegnante, faceva presagire in lui il risentimento che il docente stava adoperando nei confronti degli allievi. Così come alcune domande fatte in tono un po' stanco facevano sì che lui si rivolgesse al direttore chiedendo di sospendere. Lo faceva semplicemente grindando “Stop”, una parola che comunque faceva capire che qualcosa non andava. E che lui tra l'altro rispetta molto, perché nei suoi momenti di irrequietudine, quando gli viene detto lo stesso termine in faccia, immediatamente si arresta in qualsiasi cosa stesse facendo. Durante la fase di debrifing che ha seguito ciascuno dei nostri incontri- che avvenivano ogni sabato- la dott.ssa Claudia Lorenzi ha evidenziato quanto il ragazzo in questione fosse effettivamente la prova vivente della teoria delle intelligenze multiple. Non solo, lui mi ha saputo dimostrare, talvolta stupendomi, di sapersi accorgere di sfumature nelle affermazioni e nel comportamento delle persone che lasciano trasparire i loro stati d'animo. Un vero e proprio cultore di emozioni. Talvolta mi capita di incontrarlo per la strada, con sua sorella e sua madre al seguito(In genere è sempre lui davanti ad incitare gli altri a camminare più velocemente); quando mi vede sorride, mi viene incontro ed inizia a parlare, in genere raccontandomi quello che loro stanno facendo o hanno fatto durante quella giornata. Io sto bene attento alle parole che uso e alla maniera in cui parlo, e quegli incontri si domistrano sempre delle piccole pillole di ottimismo, una sensazione di beltà ovattata, una perfezione che, nel suo contrario, l'imperfezione, sembra tuttavia essere ogni volta più frequente. Allora lo ascolto, mi distraggo, e mi abbandono anche io alla conversazione con naturalezza.

Già nella parte prima del libro di Goleman, vengo colpito da due narrazioni, che qui sintetizzo per esporre il concetto, così esemplificato, di Intelligenza sociale.

La prima narrazione di cui voglio scrivere, ha inizio con una sequenza dialogica. E' una conversazione tra ragazzi al campo sportivo. C'è un nuovo arrivato, che dice di non sapere ben giocare. Allora uno dei presenti gli dice che avrebbe potuto giocare comunque, ma il ragazzo appena arrivato tiene a precisare che si impegnerà e con il debito tempo, riusicrà a migliorare e a raggiungere un livello più alto possibile. Allora tutti sorridono come in una tacita intesa ed iniziano a giocare. L'autore spiega che è appena accaduto un fatto eclatante, incredibile, un rapporto umano di pura intelligenza sociale che ha permesso l'ammissione di un estraneo in un gruppo, che in un lasso di tempo davvero breve è riuscito a confondersi tra gli altri.

La seconda narrazione è invece quella di un viaggio che lo scrittore ha fatto assieme al figlio di appena cinque anni in Brasile. All'inizio i brasiliani apparivano loro come distaccati ed inospitali. Al termine dei cinque giorni c'erano abbracci in aeroporto tanto i due turisti inglesi si erano effettivamente legati ai nuovi amici sudamericani. Come è potuto accadere tutto ciò? Daniel e il figlio si sono accorti che considerando la diversità degli indigeni, erano rimasti in realtà loro in una condizione di chiusura mentale che indisponeva gli altri al rapporto umano. Rendendosene conto e cambiando dunque atteggiamento è stato possibile in pochi giorni consolidare alcune amicizie.

Dunque qui ci accorgiamo con facilità dell'incredibile ruolo che gioca l'Intelligenza sociale, poiché quando si ha coscienza di determinati fatti, di determinati avvenimenti, e si tiene sotto controllo anche il proprio comportamento, ovvero ci si sofferma su ogni singolo gesto che si adopera, lo si fa con una consapevolezza, con qualche occhio di riguardo che può evitare alcuni errori. Errori orribili, dunque da evitare, sono quelli di valutazione.

Già nel prologo Goleman tiene a far sapere di questa importanza, subito riportando un esempio che catapulti nell'atmosfera candida che accompagnerà il resto della lettura: guerra in Iraq, l'esercito vuole distribuire viveri alla popolazione, che tuttavia si dimostra ostile e rivoltosa in quanto crede che i soldati siano lì per ledere le moschee e far del male ai civili. La folla è in tumulto quando il generale americano ordina all'esercito di appoggiare un ginocchio a terra, puntare il fucile verso il terreno e di far comparire sulle facce dei soldati un sorriso. Il comportamento della folla cambia improvvisamente, e ora sappiamo il perché.

Dunque, per utilizzare i termini dell'autore e riassumere, noi siamo alla scoperta di una nuova scienza, e perciò bisogna rimanere sempre vigili ed attenti in quanto non ci sono soluzioni “preconfezionate” che fungano da esempio e possano dare indicazioni sul da farsi per tutto il corso della propria esistenza. Importante in tutto ciò è anche il ruolo e la ricetta dell'intesa, che va a formare reti neurali senza fili ed innesca tra le persone un istinto altruistico di fondamentale importanza(Per ovvie ragioni) nei rapporti umani.

Tuttavia esiste la cosiddetta “triade oscura”, ovvero alcuni errori in cui si può incorrere durante un rapporto umano o una semplice conversazione. Il primo è il narcisismo, e come dice Golamen: “l'autocelebrazione maschera la distanza dalla realtà. Le regole non si applicano a noi, ma solo agli altri”. Il narcisista infatti pensa che gli altri esistano per adorarlo. Sono boriosi e vanitosi, ma soprattutto non si rendono conto della buona dose di autoinganno che si infliggono. Benché ad alcuni questi soggetti possano apparire affascinanti, ad altri possono risultare estremamente sgradevoli in quanto i soggetti in questione non si farebbero scrupoli nello sfruttare gli altri, non sono per nulla portati all'intelligenza emotiva, sono competitivi, cinici e diffidenti nei confronti degli altri. E tutto ciò considerato, continuano a ritenersi piacevoli, con buona dose di presunzione. Il narcisismo può essere individuato come una matrice degli altri errori sociali, come ad esempio il pensare machiavellico per cui il proprio fine giustificherebbe i mezzi. Questo è sintomo di una psicopatologia. Tale pensare dello scrittore Cinquecentesco, tuttavia, fu molto apprezzato nelle corti reali del termpo ed è un'etica che ha dominato le scene per secoli. Machiavelli infatti non incluse nel punto di vista esposto l'altruismo, anzi, un politico machiavellico, o semplicemente il ritratto stilato del Principe considera i propri obiettivi egoistici e malvagi. Lo scrittore addirittura scrive: “E' necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere non buono”.

Come piccolo autoinganno narcisistico storico, voglio descrivere un grande errore commesso da Niccolò Machiavelli. Leggendo i documenti minori, come le epistole, nelle quali si evinceva una determinata quantità di simpatia, sintomo anche di una buona intelligenza sociale. Scriveva ai suoi amici che la natura umana è in realtà malvagia di per sé, e dunque agli individui tocca “appigliarsi” a quanto di positivo viene loro proposto, di saper cogliere l'attimo. Tuttavia lui stesso nel “Principe” volle fare un ritratto del politico malvagio ed egoista, descrizione che poi influenzò i grandi regnanti futuri continuando a generare persone cinicamente calcolatrici ed arroganti.

Lo psicopatico, invece, tende spesso a rappresentare l'altro come un semplice oggetto. Ad esempio una persona che non riesca a concepire l'idea che altri siano emotivamente feriti dalle sue azioni, rimane sorpreso, si difende e si considera parte lesa, senza di fatto comprendere di avere sfruttato gli altri e non aver riconosciuto il dolore che aveva causato loro.

Come risolvere questi problemi e “vincere” i machiavellici? Goleman propone di usare la sollecitudine, ovvero praticare l'empatia fino all'esasperazione, finché non si produrrà azione. Una volta fatto ciò la triade oscura di cui scrive l'autore sarà distrutta.

Coloro che soffrono della sindrome di Asperger sono persone geniali, con spiccate capacità matematiche, linguistiche ed altro, ma hanno una bassa intelligenza sociale che non fa minimamente comprendere loro gli stati d'animo degli altri. Questo spiega alcuni loro comportamenti anomali, non adatti cioè a determinate situazioni.

Questa sindrome fa parte dello spettro autistico, per il quale, non potendo sviluppare determinate facoltà, se ne sviluppano altre a dismisura, così come i bambini ciechi spesso hanno l'orecchio assoluto e divengono ottimi musicisti.

Alcuni passaggi interessanti nella lettura sono rappresentati dagli esperimenti. Ad esempio sull'inibizione dei bambini, Goleman propone di mostrare loro un giocattolo nuovo ogni venti secondi. La maggioranza di bambini sarà ben felice di quel ritmo sfrenato, mentre una minoranza potrebbe incorrere in crisi di pianto. Questi secondi sono bambini inibiti, che dimostreranno nei rapporti sociali una spiccata timidezza.

Il caso dell'intelligenza sociale finisce per coinvolgere anche il mondo animale. Ad esempio i topi alcolizzati. Sono stati svolti alcuni esperimenti sui roditori facendo loro assumere determinate dosi di alcol. I risultati ottenuti sono stati messi in discussione da laboratorio a laboratorio, creando dissidi di una certa rilevanza nel mondo delle neuroscienze. La spiegazione delle differenze registrata tra i diversi centri di studio e di sperimentazione, è nella maniera in cui ci si è comportati con i ratti. Ad esempio un topo maneggiato da una persona spaventata e poco esperta(O comunque meno esperta di un'altra) si comporterà in maniera differente rispetto ad un roditore trattenuto da mani esperte. L'empatia dunque colpisce anche il mondo animale. La comprensione e lo studio di questo mondo e delle intelligenze multiple- e nel nostro caso dell'intelligenza sociale ed emotiva- si rivela ancora una volta importante, questa volta per rispondere ad un dilemma neuroscientifico.

Altro caso interessante è quello di Maeva, un'alunna di tredici anni che ha perso due volte consecutive l'anno scolastico. Quando è subentrata la nuova insegnante di inglese, informata dei disagi dell'adolescente, si è accorta subito che il problema era l'incapacità di lettura della ragazza. Dunque attuando un piano mirato di sostegno in quattro mesi si sono registrati sostanziali miglioramenti che hanno “salvato” la carriera scolastica di Maeva. Gli insegnanti, informati dalla docente di inglese, hanno manifestato verso la classe intera e in particolare della tredicenne in questione un comportamento differente, ben più aperto e disponibile all'ascolto. I disturbi comportamentali, dimostra Goleman, spesso provengono dall'impossibilità di eseguire ciò che viene richiesto, o di seguire il filo rosso di una qualche determinata faccenda, più in generale, anche il semplice non riuscire a proseguire nell'ascolto di un discorso che, ad alcune orecchie, possa apparire incomprensibile.

Martin è un ragazzo di quindici anni che sul corpo presenta molte ferite e che fa uso di stupefacenti dall'età di otto anni. Nella sfortuna, ciò che di buono è capitato a questo adolescente è di essere accolto da una buona struttura. Troppo spesso infatti gli Stati Uniti si dimostrano un paese sottosviluppato nelle cure mediche, e, in particolare, nel trattamento delle psicopatologie. I ragazzi, spesso, vengono picchiati dalle autorità, che ne traggono un piacere sadico. Il compito, tuttavia, degli istituti di correzione e delle carceri giovanili, non è quello di punire, ma di-appunto- correggere determinate nature e determinati comportamenti, che possono essere stati indotti da fattori esterni, o, in altri casi, interni(Psicopatologie). Negli adolescenti in difficoltà infatti è di fondamentale importanza non solo riparare, ma anche rafforzare la connessione dialogica, troppo spesso l'anello mancante della correzione che si vuole attuare.

Spesso il pregiudizio non è evidente. Le persone non sempre ammettono di essere razziste, ma, continuando a parlare, ci si può accorgere di alcuni preconcetti sulle culture insiti in loro. Allo stesso modo le persone responsabili delle cure delle persone e, nell'ultimo caso descritto, degli adolescenti, spesso hanno preconcetti impliciti, che sono pregiudizi nascosti, che tuttavia influiscono sul loro comportamento, ed effettivamente influiscono anche sulle cure ai pazienti.

I rapporti umani e le applicazioni dell'intelligenza sociale, non sono solamente funzionali, ma hanno anche il potere di fornire una dose non indifferente di benessere. Leggendo Whitman non è difficile constatarlo. Nel suo meraviglioso “Foglie d'erba” include alcune allegre liriche nelle quali il poeta effettivamente trae una sorta di sollazzo da qualsiasi cosa che descriva, ma mai, come ammette lui stesso, ha ottenuto una paga altrettanto elevata quanto la vicinanza di determinate persone, uomini e donne con cui intrattenere un buon rapporto, sano ed equilibrato.

Abbiamo la potenziale fortuna di vivere in un pianeta in cui le cose possono migliorare in fretta. D'altronde il ritmo della storia pare essere vertiginosamente aumentato. Con la connessione di cui, poi, ci siamo addirittura dotati in ogni dove, il passaggio dell'informazione può essere veloce ed efficace. Non è necessario conoscere le regole dell'intelligenza sociale per sfruttare la stessa, tuttavia vi possono essere, all'interno di un ipotetico prontuario di intelligenze multiple, non soluzioni ma importanti riflessioni, che inducano ogni singola persona a scovare e a distruggere i propri preconcetti impliciti. E quando tale sviluppo sarà totale, ovvero invesirà ogni istituzione, anche l'istruzione ne avrà tratto giovamento, e cresceranno persone in tutto il globo socialmente più intelligenti.

Personalmente non so se tutto questo accadrà, per i normali faziosi interessi che impediscono una corretta comunicazioni e, forse, per una parziale mancanza di interesse(Per quanto tutti ne potrebbero trarre giovamento, c'è anche chi crede di stare già sufficientemente bene com'è, e quando queste persone che “stanno sufficien

avoro di divulgazione e di comunicazione fondamentale, anche se poi dovesse risultare inefficace e non si avessero nel mondo intero miglioramenti sensibili, anche solo il miglioramento delle condizioni di esistenza di una singola persona non sarebbe una cosa da poco. E nonostante ciò, anche se nessuno ne traesse giovamento, considererei vergognoso il non avere neppure tentato la divulgazione.

Non voglio scrivere che le letture effettuate siano state effettivamente belle o interessanti, e neppure relazionare che il libro è stato di mio gradimento, o che ho molto apprezzato il lessico e la struttura dell'opera, voglio invece sottolineare la profonda stima che ora nutro nei confronti dell'autore. Se tutti amassero la divulgazione e la buona informazione come Daniel Goleman, forse oggi noi staremmo in condizioni migliori rispetto al benessere del quale già godiamo, ma soprattutto altre zone di mondo sarebbero meno sofferenti.


 
 
 

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